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La scorsa settimana ho “litigato” per e-mail con un “marketer”. Le virgolette sono d’obbligo visto che il tizio in questione ha esordito con la frase “abbiamo trovato la vostra attività grazie ad una ricerca su internet”, insomma, mi riferisco a quella categoria di colleghi che propongono servizi di marketing in outbound, e nella fattispecie, malgrado l’inserimento nel calderone di mail marketing e landing pages, usano il telefono per contattare in massa le aziende, e quindi non sono altro che veri e propri call center.

La sua società avrebbe fatto per me “lead generation” partendo da un database di milioni di contatti da cui attingere (mi auguro autorizzati!). Mi sarebbe bastato indicare il target di mio interesse e da parte loro… via a mail e telefonate!

Non mettendo in dubbio che questa pratica possa, numeri alla mano, anche portare risultati (nonostante aver disturbato una quantità impressionante di persone), ho però dovuto proprio dirglielo che nel 2017 il telemarketing (e comunque in generale quel marketing basato sull’utilizzo di liste di “contatti non propri”), un “piccolissimo” problema di etica professionale ce l’ha, e che per questo non mi piace! Non l’avessi mai detto. E via alle accuse… per la serie “lei non sa chi sono io” (seguita da elenco di aziende e marchi famosi per cui il tizio “avrebbe” lavorato, ma a questo posso anche crederci… quale grande azienda in passato, e aimé ancora oggi, non utilizza il telemarketing in outbound?), “lei ha solo pregiudizi” (si, perché non ho voluto provare il servizio, che a suo dire “porta risultati”:  come se per me contasse solo quello, e chi se ne frega dell’etica!), “non accetto critiche da un blogger (si, perché dopo le mie “contestazioni” è andato anche a leggermi) che scrive male (???) in italiano” e che, udite udite, “è solo un guru di provincia”.

Allora mi sono chiesto, visto che le critiche, anche quelle divertenti come quelle riportate, meritano sempre un’analisi, se non fosse il caso di farci un post.

Sono convinto infatti che l’essere etichettato chi recita la parte del tuttologo (un guru, un influencer, per intenderci) solo perché si ha un blog, sia una cosa diffusissima. Quindi la domanda che mi sono fatto è stata se non fosse questa che l’immagine che io stia proiettando di me con questo blog. Ma come Marzullo, mi sono dato la risposta: per chi mi legge, e ha imparato a conoscermi, non credo proprio.

Penso che il tizio in questione, nella fattispecie, avesse il dente avvelenato. D’altronde il detto “la verità fa male” a certuni fa venire la diarrea verbale, ed invece di prendere un Normix, vanno di corpo alla grande, metaforicamente parlando! Avrei volentieri dedicato un intero post alla nostra conversazione, ho anche pensato di pubblicarla per intero… ma essendo chilometrica sarebbe stata francamente stancante, e poi i miei lettori (pochi ma buoni, e di questo, ci tengo a dirlo, me ne vanto!) conoscono già il mio punto di vista su questo marketing di serie B. E se in questa definizione sembro cinico e pregiudizievole, me ne frego!

Invece voglio parlare di come gestire un blog senza sembrare un guru improvvisato, perché credo che in effetti nel momento in cui ci si metta a scrivere su un blog, a prescindere da quel che si scrive e da come si scrive, sia davvero facile che qualcuno pensi che si faccia per “apparire” anziché per “essere”.

Insomma ho l’impressione che molti credano che chi apra un blog lo faccia per egocentrismo e basta. Nel mio blog, in particolare, spesso parlo di tanti argomenti, con toni, se è il caso, anche polemici. È vero, forse sembro anche “saccente”, ma cosa dovrei fare, auto-censurarmi? Ho molto da dire e lo dico, d’altronde non obbligo nessuno a leggermi. È anche verissimo che le informazioni su questo sito sono ripetizioni di ciò che si trova anche in altri blog, su questo sono d’accordo con chi me lo ha contestato (è obbiettivamente l’unica critica sensata che ho ricevuto finora), ma esiste oggi un sito sul marketing che contenga qualcosa di VERAMENTE unico? Direi proprio di no. Persino il noto marketer (senza virgolette) Marco Montemagno, ad esempio, è diventato grande non per l’originalità dei contenuti, ma per la personalità, la forza comunicativa, l’ironia, la costanza di “creare” giorno per giorno, ecc…

Quindi qual è la differenza tra chi guru C’È e guru CI FA?

Intanto ricordati che qualsiasi cosa tu faccia, e potrai anche farlo bene, ci sarà sempre qualcuno che ti criticherà per il gusto di criticarti oppure perché non è d’accordo con te su degli argomenti, e allora anziché ribattere su quegli argomenti, non avendo più carte da giocarsi, finirà per attaccarti un’etichetta negativa, e questo a prescindere da tutto. Purtroppo è cosi, e non ci possiamo fare niente, se non spiegare il nostro punto di vista ma, visto che a tutto c’è un limite, decidiamo di tagliare i ponti.

In secondo luogo, non dobbiamo MAI temere di essere noi stessi, pienamente noi stessi, nel modo in cui scriviamo ed agiamo.

E se sembriamo “saccenti” pazienza, ma se siamo fatti cosi, che possiamo farci? Anche Marco Montemagno “sembra altezzoso e saccente”, per dire che nessuno è immune da critiche infondate. Insomma, essere se stessi, non fingere, non apparire quel che non si è, è alla base della vita così come del fare comunicazione e marketing in modo etico, e pazienza se qualcuno non lo coglierà (o piuttosto non vorrà coglierlo).

Essere etici è dura, lo so, perché significa metterci dentro passione, pazienza, tempo, forza, conoscenza, studio, esperienze, umiltà. E potrei continuare. Il marketing del “tutto e subito” ancora regge, oggi, perché si approfitta di gente che glielo consente, ma il futuro sarà diverso, anzi lo è già il presente.

Il marketer corretto ha l’obbligo di agire oggi, e non domani, in modo etico, mettendo l’etica al primo posto, e poi i risultati, e non viceversa, anche se questi tarderanno ad arrivare, ma arriveranno copiosi, è questo il punto! Il concetto vale per tutti, anche per i marketer. Mettere l’etica al primo posto significa scrivere senza voler apparire, accettando le critiche, dicendo la verità (la propria verità) anche se questa nei toni può sembrare un’esternazione assoluta e presuntuosa.

È ovvio che prima di scrivere un parere su qualcosa bisogna informarsi bene, senza sparare a zero. Ma ci sono cose che possono anche essere “indorate” ma se in partenza partono da una filosofia sbagliata, non si può proprio fare a meno di non criticarle.

E a chi dice che i discorsi di un blogger che cerca di portare avanti i principi dell’etica siano “aria fritta” o “paternali” cosa rispondere? Che è vero… “sembrano” discorsi utopistici, ma non lo sono affatto: lo dimostra il fatto che negli ultimi anni è proprio l’autenticità dei messaggi, il personal branding etico, il non voler vendere “per forza” ma lasciare che siano i clienti a cercarci, e non viceversa, ad imporsi come visione, anche per le grandi aziende.

Lo dimostra anche il fatto che oggi esistono svariati modi diversi di fare “lead generation” (generazione di contatti) rispettando la privacy e non risultando invasivi (perché occorre ricordare che inviare una mail ad un contatto regolare estrapolato da milioni, non è pratica etica anche se formalmente legale). Occorre insomma assecondare un flusso naturale, e questa pratica è evidente che si sia imposta, oggi, come modello di business di successo. Il ruolo del blogger, o in generale, del consulente di web marketing e di chi fa comunicazione, e questo a prescindere se verrà o meno etichettato “guru” con ironia o perché lo è davvero, non può che essere quello di continuare su questa strada, abbandonando l’idea malsana e controproducente, in voga ancora negli anni 90, in cui si vedeva la massa come “una mandria di vacche da mungere”.

E se anche lo si fa in maniera “soft” (senza farsi “sgamare”), il concetto non cambia: la “massa critica” va rispettata per principio, se no prima o poi non rispetterà te.

(Foto: Pexels)

Leo Cascio

Leo Cascio

Sono brand builder, creator, consulente, formatore e divulgatore di web marketing. Autore del libro "Personal Branding sui Social" (link Amazon).
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