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Tempo addietro sono stato coinvolto in un interessante reportage a cura del blogger ed esperto di content marketing Antonio Luciano che aveva pubblicato il punto di vista di 30 blogger nazionali sull’argomento “pagina about”, ovvero la famosa sezione del sito “chi siamo/chi sono”.

Se ti fa piacere leggerlo il mio intervento è qui (aggiornamento 2021: link non più disponibile), se invece non hai voglia e tempo di leggerlo non preoccuparti perché te lo sintetizzo: avevo spiegato che per me la pagina “chi siamo” non è molto importante, ma è più una prassi/moda e che, per questo motivo, probabilmente avrei scelto di dargli minore evidenza.

Oggi però, alla luce del fatto che la comunicazione ed il web sono molto dinamici e che nella professione, così come nella vita, si può cambiare idea, devo correggere il mio punto di vista. Infatti in realtà oltre al fatto che, statistiche Google Analytics alla mano, continua ad essere tra le pagine più viste di ogni sito (ed il mio blog non fa eccezione), la pagina “chi siamo” rappresenta un vero punto cardine di un sito web.

Il motivo di questa mia nuova presa di coscienza è che, se è vero che il concetto di “chi siamo” è giusto che traspaia più dai fatti che dalle parole (in generale è sempre meglio parlare di “soluzioni” più che di noi stessi), è anche vero che i nuovi utenti che atterrano sul tuo sito prima o poi si interrogheranno su di te.

Certamente va detto che inizialmente non a tutti può interessare chi tu sia ed il classico caso è di chi trova il tuo sito da una ricerca su Google su un argomento ben specifico: fruirà del tuo contenuto e poi abbandonerà pagina e sito dopo aver ottenuto l’informazione richiesta. Ma lo scopo di qualsiasi buon sito, ovvero con una solida logica di web-marketing, non è certo quello di regalare informazioni gratuite senza uno scopo, ma piuttosto di fidelizzare l’utente perché col tempo si trasformi prima in un nuovo lead, e poi in un nuovo cliente.

Ecco perché in questi termini la pagina “chi siamo” è in verità molto importante, perché ti da modo di convertire un visitatore in lead e cliente in modo molto efficace.

Ciò chiaramente non significa che basti buttare giù una breve descrizione di sé e delle proprie competenze, corredate magari da un curriculum in formato europeo, per assicurarsi conversioni a vita. È semmai decisamente importante preparare questa pagina con cognizione di causa ed un tocco di originalità.

Questa pagina deve essere il più possibile chiara e coerente con te stesso, perché deve riuscire con una quantità moderata di parole a spiegare cosa fai e come lo fai soprattutto tenendo conto del target a cui il tuo sito è rivolto.

Tuttavia non parlerò di come scrivere un’ottima pagina “chi siamo”, argomento decisamente complesso e che richiede sicuramente maggiore sforzo e tempo rispetto a quello pianificato per scrivere il post che stai leggendo. Voglio soffermarmi invece sull’importanza di rendere il tuo “chi siamo” di richiamo e davvero in linea con il tuo target.

Come catturare l’attenzione e comunicare efficacemente con il tuo target attraverso la pagina “chi siamo”?

Dopo un po’ di brain-storming, aver sondato numerosi altri siti e blog, ho compreso che il segreto per riuscirci è quello di non dire chi tu sei, ma piuttosto chi tu NON sei. O piuttosto di dire chi sei SOLO DOPO aver messo in chiaro chi non sei.

Il punto è infatti che se la prima cosa che fai è dire chi tu sei, il più delle volte non vieni preso sul serio perché nell’immaginario collettivo la pagina chi siamo è ormai ritenuta banale ed auto-celebrativa (ed in effetti era questa cosa, nella mia vecchia visione, a farmi pensare di doverla quasi “nascondere”). Ed il problema è che viene vista con pregiudizio un po’ male anche se sei stato davvero onesto e meticoloso nel scriverla.

Se invece metti le mani avanti e dici chi NON sei, stai certo che anche se apparentemente ti renderai un po’ antipatico di certo non passerai inosservato: colpirai l’attenzione (e non è cosa da poco, al giorno d’oggi) ed inoltre allontanerai sin da subito i contatti con cui, per tua scelta, non vuoi avere a che fare.

Mi rendo conto che questa sia una prassi dura e rigida, ma se io dicessi ai miei lettori subito e chiaramente che, ad esempio, non voglio avere a che fare con business che fanno uso del Multi Level Marketing (pratica nella maggior parte dei casi legalissima ma che non corrisponde alla mia personale visione riguardo a ciò che il marketing può fare per la società), avrei la possibilità di togliermi di mezzo, prima ancora che qualcuno provi a contattarmi, qualche potenziale scocciatore che diversamente proverebbe a coinvolgermi in un business di quel tipo.

Il vantaggio per te di utilizzare questa particolare tattica che prevede di mettere in chiaro ciò che non sei, e che quindi non ti piace, è in effetti lampante: più tempo da dedicare ad altro e meno stress.

Inoltre con una negazione comunicheresti chiaramente anche con il tuo reale target, quello che tendenzialmente condividerebbe il tuo punto di vista, avvicinandolo a te. E così la probabilità di farti contattare da chi ha la tua stessa “visione” aumenterebbe drasticamente.

Conclusioni

La verità è che il “chi siamo” può essere davvero uno strumento di fidelizzazione e di lead-generation straordinario. A condizione però che si sfrutti per farsi apprezzare da qualcuno dichiarando la volontà di allontanarsi da altri.

Il punto è che solo mettendosi “di traverso” rispetto a certe tipologie di utenti, non in linea con il tuo brand, oggi puoi sperare di farti notare e di essere davvero chiaro e coerente, quindi efficace nella tua comunicazione. D’altronde “focalizzazione” (specialmente nel personal branding) significa agire con efficienza, oltre che con efficacia, e quindi in modo da avere a che fare solo con chi ti merita tagliando via a priori i potenziali elementi dannosi o che aumenterebbero l’inefficienza del tuo processo di marketing.

È probabile che metterò presto in pratica questi concetti sul blog che stai leggendo, su cui capeggia ancora una pagina “chi sono” decisamente classica. Nel frattempo però ho avuto modo di applicare questi concetti su alcuni progetti già avviati, ed i cui risultati stanno confermando la mia attuale analisi. Ad esempio Agrifarm 2012, progetto dallo stile narrativo che esprime un’idea d’imprenditore prodigo di consigli più che interessato alla vendita in prima battuta, che dichiara di non essere un venditore ma un formatore ed informatore, prima di tutto: una presentazione di sé un po’ spiazzante che ha però il vantaggio di allentare la tensione dell’utente quando si imbatte nel brand.


Leo Cascio

Leo Cascio

Sono brand builder, creator, consulente, formatore e divulgatore di web marketing. Autore del libro "Personal Branding sui Social" (link Amazon).
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