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Non scrivo da un po’, ma per una buona causa. Ho dovuto infatti “riprendermi” dalla recente visita che ho fatto a IAB Forum, una delle più importanti kermesse dedicate all’innovazione, al marketing e alle nuove tecnologie in Europa e probabilmente la principale in Italia. L’evento si è svolto la scorsa settimana, il 29 e 30 novembre, presso Mi.Co. (Milano Congressi), una grandissima ed attrezzatissima aerea espositiva e per conferenze nel cuore di FieraMilanoCity.

Questo articolo, avendo volutamente fatto trascorrere il tempo sufficiente per “assorbire” la grande mole di spunti ricevuta, non sarà una documentazione di ciò che ho visto, piuttosto una riflessione generale che, credo, non potrà che darti una buona idea del presente e del futuro di Internet e delle tecnologie dell’informazione. Di futuro del web marketing ne avevo già parlato molto tempo fa in questo articolo. Ma gli argomenti trattati in IAB Forum non riguardavano solo la sfera commerciale, ma molto di più.

In effetti si è prevalentemente parlato, cercando di dare una risposta il più possibile esauriente, alla domanda che un po’ tutti oggi si pongono: dove stiamo andando?

Ad essere precisi il tema dell’edizione di quest’anno sono stati i cosiddetti “baby boomers” (categoria a cui, essendo nato nel ’75 e cresciuto a pane e Commodore 64, appartengo di diritto) ed i cosiddetti “millennials” (cioè i nati dopo il 2000 e cresciuti con uno smarphone in mano). Non a caso l’ash-tag dell’evento è stato proprio #borndigital, concentrandosi in particolare sull’ultimo gruppo, quello dei teenagers.

Il presentatore di IAB, il celebre Marco Montemagno (con cui ho avuto il piacere di fare due chiacchiere, allego a proposito un collage del sottoscritto insieme alle web-star Salvatore Aranzulla, al centro “Zio Monty” e a destra Giulio Gaudiano), e gli altri speaker hanno più volte rimarcato che sono proprio loro “il presente ed il futuro del web”.

In particolare i millennials rappresentano l’audience di consumatori a cui le aziende oggi si rivolgono e dovranno necessariamente rivolgersi sempre di più nei prossimi anni, a maggior ragione che, crescendo, acquisteranno anche maggior potere decisionale e d’acquisto.

Come si comportano i millennials? I dati dicono che sono MOLTO esigenti, con un forte approccio critico e con un’innata urgenza di ottenere in tempi brevissimi ciò che vogliono/desiderano. Per questo motivo la comunicazione, già da oggi, ma anche in futuro, dovrà sempre più adeguarsi a loro, offrendo esperienze d’uso sempre più veloci ma allo stesso tempo personalizzate e soddisfacenti.

Ma il tema dei millennials non è stato di certo l’unico di IAB. Si è parlato tantissimo infatti anche di Artificial Intelligence (acronimo A.I., cioè intelligenza artificiale), Augmented Reality (acronimo A.R., cioè Realtà Aumentata) e Machine Learning (Apprendimento Automatico), argomenti di cui riporto qui sotto la breve definizione che ne da il sempre utile Wikipedia. E tra i tanti argomenti si è parlato anche di privacy e Big Data. Proprio di questi ultimi argomenti di recente avevo giusto scritto questo post.

Artificial Intelligence

L’intelligenza artificiale è una disciplina appartenente all’informatica che studia i fondamenti teorici, le metodologie e le tecniche che consentono la progettazione di sistemi hardware e sistemi di programmi software capaci di fornire all’elaboratore elettronico prestazioni che, a un osservatore comune, sembrerebbero essere di pertinenza esclusiva dell’intelligenza umana.

Augmented Reality

Per realtà aumentata, o realtà mediata dall’elaboratore, si intende l’arricchimento della percezione sensoriale umana mediante informazioni, in genere manipolate e convogliate elettronicamente, che non sarebbero percepibili con i cinque sensi.

Machine Learning

L’apprendimento automatico (anche chiamato machine learning dall’inglese), rappresenta un insieme di metodi sviluppati a partire dagli ultimi decenni del ‘900 in varie comunità scientifiche con diversi nomi come: statistica computazionale, riconoscimento di pattern, reti neurali artificiali, filtraggio adattivo, teoria dei sistemi dinamici, elaborazione delle immagini, data mining, algoritmi adattivi, ecc; che fornisce ai computer l’abilità di apprendere senza essere stati esplicitamente programmati.

Big Data

Big data (“grandi dati” in inglese) è un termine adoperato per descrivere l’insieme delle tecnologie e delle metodologie di analisi di dati massivi. Il termine indica la capacità di estrapolare, analizzare e mettere in relazione un’enorme mole di dati eterogenei, strutturati e non strutturati, per scoprire i legami tra fenomeni diversi e prevedere quelli futuri.

Tornando al grande “senso” di IAB, che è stato quello di tracciare una “roadmap verso il futuro” per i tanti presenti ai due convegni mattutini tra cui il sottoscritto, va detto che tutto ciò si è svolto in una cornice straordinariamente spettacolarizzata. La presenza sul palco di ospiti italiani popolari, come dell’attore Luca Argentero, del comico Paolo Kessisoglu, del cantante e web-star Fabio Rovazzi e, soprattutto, della “legenda” della Formula 1 e dello sport Alessandro Zanardi, ha dato enorme lustro all’evento (e giustificato anche ampiamente il costo non proprio a buon mercato del biglietto).

Ma sono stati ancor più illuminanti, per i temi tecnologici ed informativi trattati, gli interventi del cofondatore di WikiLeaks Julian Assange, oltre che di Claire Enders, Alexander Nix, Jeff Kofman Alec Mc Crindle (questi ultimi grandi personalità del mondo del marketing e della comunicazione d’impresa).

Anche gli speaker italiani hanno però portato qualità ai IAB, non solo gli stranieri. Così come gli speaker dei workshop pomeridiani gratuiti, molto brevi e succinti, ma comunque di ulteriore utilità. Il mio cervello, dopo tante ore di ascolto, era già fritto, ciò nonostante sono stati un ulteriore occasione di utile formazione.

Nelle mattinate in sala plenaria di IAB Forum 2017 tutti gli ingredienti proposti sono stati sapientemente amalgamati dal Montemagno senza scadere nel noioso e nel banale. L’intelligenza artificiale, la realtà aumentata, l’apprendimento automatico, il tema dei big data e delle fake news sono stati discussi in modo informale ma professionale. Argomenti non di certo leggeri, va detto! Livello di attenzione altissimo anche grazie alla presenza del simpatico “valletto digitale” Titan The Robot, un mostro di lamiera e circuiti integrati. Eccolo qui, ripreso dal mio smartphone, mentre sale sul palco di IAB Forum per introdurre Montemagno. Battutaccia a parte, non è straordinario?

Il punto centrale di IAB Forum è quindi che intelligenza artificiale, unita ad apprendimento automatico e robotica, saranno una minaccia (da intendere come rischio di perdere posti di lavoro) solo per chi continuerà a lavorare in modo sistematico, compiendo task ripetuti. Tutto ciò che A.I. e Machine Learning faranno sarà ottimizzare i processi e farci risparmiare, ma solo se sapremo porci dal lato dell’imprenditore lungimirante e del creativo, del pubblicitario, del marketer e dell’artista. Di certo la loro presenza sulle scene future non aiuterà invece i lavori in cui i processi intellettuali saranno sostituibili perché troppo semplici, o se complessi perché ripetibili o prevedibili.

Ma strategia e creatività, gli elementi più importanti di un moderno imprenditore, non saranno MAI sostituiti da una macchina. È mio parere che ciò non avverrà neanche al culmine dell’evoluzione del machine learning.

Un discorso un po’ critico per quanti riguarda le fake news devo però farla. In IAB si è parlato dell’importanza di essere trasparenti, di costruire una società basata sull’etica e sulla verità. Mi chiedo però perché gli organizzatori non abbiano detto, apertamente e sin da subito, che Titat the Robot non è un vero robot ma semplicemente un bellissimo ed evolutissimo costume. Forse perché era ovvio? Non direi. È davvero incredibile come molti, troppi, ci abbiano abboccato (all’inizio anche il sottoscritto!). Solo in pochi in verità lo hanno capito. È così perché, gugolando, si scopre che l’azienda produttrice non lo nega, e dopo tutto basta un occhio attento per accorgersi che dentro c’è un tizio in calzamaglia e probabilmente due joystick in mano.

Ma anche questo è spettacolo, anche questo è business. Un po’ come il tanto odiato click-bait, la pratica di scrivere post dai titoli incredibili quanto finti per attirare il lettore, anche IAB ne ha fatto uso, facendo credere ciò che non è per attirare maggiore attenzione su di se. Ma per fortuna, si spera, senza aver fatto alcun danno.

Un solo post è davvero insufficiente per raccontare per filo e per segno la mia esperienza a IAB. Posso dire che sicuramente prenderò spunto dai tanti interventi a cui ho assistito, menzionandoli, nei miei prossimi post. E di certo terrò d’occhio il calendario di novembre 2018, perché ripetere questa esperienza è sicuramente nei miei piani: ne è valsa proprio la pena!


Leo Cascio

Leo Cascio

Sono brand builder, creator, consulente, formatore e divulgatore di web marketing. Autore del libro "Personal Branding sui Social" (link Amazon).
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