(Tempo di lettura 6 minuti)

Oggi è il mio anniversario di matrimonio: sono 10 anni esatti (21 settembre 2007 / 21 settembre 2017) d’amore con Linda, la persona con cui già 16 anni fa ho scelto di legarmi sentimentalmente e poi anche civilmente. Un amore da cui è nato anche il nostro tesoro, un bellissimo bimbo di 2 anni appena compiuti, un ricciolino biondo, bellissimo e vivace (com’è giusto che sia a questa età), che ci ha stravolto magicamente la vita.

Ma questo articolo non sarà tanto una dedica a loro, non credo che certe cose si sbandierino su un blog ma piuttosto si dimostrino con i fatti di ogni giorno. Ma visto che anche le parole sono comunque importanti, ho pensato di scrivere un articolo un po’ “particolare” in cui voglio mettere a confronto le due “sfere” della vita di un imprenditore: sto parlando della “vita affettiva” e della “vita d’ufficio”.

La domanda che mi sono posto è infatti questa: può il rapporto con il partner e quello con un figlio aiutare/condizionare in qualche modo l’attività di impresa? E viceversa, un imprenditore che sa fare bene il suo mestiere, può trarre beneficio dalla sua condizione anche in ambito privato?

La risposta sembrerebbe ovvia: si! Ma perché?

Credo che confrontare i due “mondi” possa aiutare un imprenditore a comprendere come certe dinamiche in ambito privato possano favorire, o di contro, sfavorire, il rapporto con i cari, così come può avvenire il contrario. Sembrerebbe (o forse mi sbaglio?) che i due fattori siano intercambiabili: un ottimo (ed etico) imprenditore sarà un ottimo partner e genitore, così come un ottimo partner e genitore sarà un ottimo (ed etico) imprenditore.

Ora capiscimi: non sono un sociologo, per cui non sto asserendo che sia così, e non ho i numeri oltretutto che possano statisticamente provarlo. Ma sono un imprenditore, un marito e un padre, e posso sicuramente raccontare la mia esperienza in merito derivandone un insegnamento che potrebbe essere esteso anche ai lettori, perché no. Ma trattandosi di un’opinione potrebbe anche non essere applicabile alle vite altrui.

Per questo sarebbe quindi interessante confrontarmi con altri imprenditori/genitori/partner. Se anche tu, che stai leggendo, fai impresa e sei anche un marito, una moglie, un compagno o una compagna ed hai uno o più figli, dimmi pure che ne pensi. Invia il tuo commento e confrontiamoci!

La mia esperienza da imprenditore-marito

La mia esperienza da marito è senz’altro positiva. Trovare una compagna, o un compagno, che ti capisca, che abbia cioè una visione della vita “simile” alla tua è importante in generale e, per come la penso, anche in ottica lavorativa. Credo che bisogna essere piuttosto simili per poter andare d’accordo, e con mia moglie ho tante cose in comune. Entrambi amiamo la “bellezza” (essendo una sua peculiarità ne è oltretutto esperta), la pulizia (soprattutto in senso lato), l’ordine, la correttezza, la lealtà e la sincerità ad ogni costo (e ciò anche se può fare soffrire).

Io e Linda abbiamo caratteri anche diversi, non è che siamo due gocce d’acqua! Ma la nostra diversità, come tutte le diversità, è sempre un gran pregio, non di certo un difetto, perché ci consente di amalgamarci e compensarci al meglio.

L’acqua e l’olio, mischiati, rimangono separati perché profondamente diversi.

Questo è un falso mito della diversità: anche il latte e il caffè lo sono, eppure venuti a contatto sanno armonicamente mischiarsi diventando un magnifico tutt’uno.

Qual è la qualità o il valore più importante nel rapporto di coppia che può avere benefici effetti anche nell’attività da imprenditore? Nella mia esperienza direi lo stesso valore in cui credo di più nel rapporto con i miei clienti sul lavoro, cioè la “fiducia”.

Per quel che mi riguarda sono stato fortunato: mia moglie ha avuto sempre una cieca fiducia nei miei confronti, e di questo gliene sono grato, e lei sa che ne ho anch’io, tantissima, in lei. Il suo primo, grande gesto di fiducia fu quello di farmi coraggio ed appoggiarmi, senza giudicarmi, quando decisi di dimettermi dal mio precedente “posto fisso stipendiato” per diventare autonomo (con tutte le difficoltà della gavetta che questo passaggio comporta).

La fiducia è importante perché consente di aprirsi totalmente, senza bugie, anche quelle che non si dicono “per non fare soffrire”.

Mi rendo conto però che molti imprenditori non siano stati altrettanto fortunati nell’avere accanto una persona fiduciosa. Ci sono casi di imprenditori, specialmente quelli che hanno subito tanto la crisi, che hanno cercato fino all’ultimo di nascondere i loro problemi finanziari ai partner ed ai figli. È l’effetto dell’orgoglio spropositato di noi uomini, probabilmente, ma anche quello di non avvertire sufficiente fiducia dai propri cari. Ha prevalso la paura di soffrire, che ha generato però poi ancor più sofferenza!

Ed infatti, quando il problema per questi imprenditori (le cosiddette “vittime della crisi”) è diventato impossibile da nascondere, sono impazziti. C’è chi si è tolto la vita. C’è chi addirittura l’ha fatto (evidentemente anche per una estrema dose di demenza), dopo aver ucciso i parenti, figli compresi. È inutile nominare storie di questo tipo, perché ne sono accadute purtroppo tante. Sono casi limite, ma tutt’altro che infrequenti, perché dimostrano un disagio imprenditoriale lampante, che perdura ancora adesso a crisi, si dice, conclusa.

Tutto ciò è la prova che vi è uno stretto legame tra vita privata e vita imprenditoriale, il cui tentativo di comprenderlo è il senso del mio post.

Credo quindi che sia importantissimo, anzi, fondamentale, per un imprenditore imparare ad essere pienamente sincero non solo al lavoro, ma anche in casa.

Se tu che leggi ti trovi in una simile condizione, ricorda che comunicare apertamente alla tua compagna o compagno un disagio nel lavoro può consentirti di “liberarti” del disagio. Ma a condizione di avere anche la volontà e l’impegno di farti aiutare sul piano psicologico.

A volte però non serve uno strizzacervelli, basterebbe riscoprire un po’ d’amore familiare.

È chiaro infatti che l’esito di una situazione del genere dipenda anche molto dalla capacità di ascolto e dalla sensibilità di chi ti sta a fianco. Non tutti sono fortunati, come me, nell’avere una persona comprensiva e che non giudica, e con la quale trovare insieme una soluzione ad un disagio.

Che fare allora se il tuo partner non ti è sufficientemente d’aiuto?

Cosa penso? Sembrerò cinico, ma forse dovresti allontanartene.

Le persone “negative” esistono, e vanno subito allontanate, senza se e senza ma. La triste verità è che ci si può accorgere di avere affianco una persona negativa anche dopo anni di convivenza. Chi subisce questa cosa dovrebbe prenderne atto. Spiace dirlo, ma quando suggerisco di allontanare queste persone, di dire addio ad un partner sbagliato, il mio non vuole essere un invito a sfasciare la tua famiglia, ma semplicemente una visione realistica della tua situazione: come puoi pensare di condurre tranquillamente la tua impresa (e soprattutto la tua via) quando avverti che in casa il tuo partner, malgrado la tua sincerità, non ti ascolta, non ti supporta, ti mente in continuazione e soprattutto non ha fiducia nelle tue scelte, incluse quelle lavorative?

Trovare la forza di perdonare sarebbe di certo la cosa più saggia da fare. Ma esistono casi limite in cui bisogna, per come la vedo io, “lasciare andare le persone”, non solo per il tuo bene, ma anche per il loro.

La mia esperienza da imprenditore-padre

Sono padre da 2 anni e 9 mesi. Sì, perché mio figlio ha esattamente 2 anni, ma penso che papà lo sia diventato prima, al suo concepimento.

Mentre l’amore per un compagno è spiegabile, perché rientra in parte anche nella sfera razionale, l’amore per mio figlio non lo è. Non ci sono parole per descriverlo. Anche potessi comporre una poesia così soave da meritare il premio Pulitzer, non potrebbe mai descrivere esattamente l’amore di un genitore per suo figlio.

Ma non è scopo dell’articolo parlare del rapporto con il mio Lorenzo, semmai lo è l’effetto che il suo concepimento e la sua nascita hanno avuto sul mio lavoro di papà imprenditore. Per me questo effetto è stato come un’enorme scarica di energia positiva, insieme ad una grande, enorme responsabilità ed una nuova e ritrovata consapevolezza.

Ho pienamente capito una cosa essenziale, che merita di essere incorniciata:

Educare un figlio è educare se stessi.

L’imprenditore, come ho spessissimo scritto su questo blog, ha il dovere di educare se stesso a prescindere. Formarsi, studiare, documentarsi, essere “ingordo di informazioni”. Oggi l’imprenditore di successo, o che desidera raggiungerlo, ha il dovere di imparare. Ha il dovere quindi di essere umile, di smetterla di pensare di “essere arrivato” e di sapere già tutto. Deve capire che il mondo, specialmente quello di oggi, corre veramente veloce. E che c’è un solo modo per non porre le basi per un futuro fallimento: correre altrettanto veloce.

C’è un solo modo per correre veloce (almeno) quanto gli altri: ritornare bambini ed imparare.

Personalmente non amo i libri di motivazione. Ce ne sono tanti in giro ma, un po’ come Marco Montemagno, sono convinto che l’industria della motivazione sia un po’ senza senso. Credo infatti che un individuo debba motivarsi da solo, e che quindi la mia motivazione derivi da me stesso e da nessun’altro.

Posso però anche dire che sicuramente questa mia ritrovata motivazione, che mi ha spinto da diversi mesi a questa parte a cambiare drasticamente il mio approccio al lavoro (se mi segui da un po’, sai di cosa parlo: punto maggiormente sulla qualità e sul valore dei servizi), sia stata accelerata dalla nascita di mio figlio.

Devo quindi a lui, Lorenzo, la mia ritrovata voglia di fare, di crescere, di costruire un domani migliore: per me, per mia moglie e soprattutto per lui. Ma anche per i clienti e gli imprenditori nuovi e veterani che vorranno seguirmi in questo viaggio verso l’ignoto, che è il futuro, ma con una ritrovata consapevolezza.

Conclusioni

Sulla base di questa già lunga esperienza da marito e soprattutto, anche se ancor breve, molto significativa ed intensa esperienza da genitore, voglio concludere dicendoti che, se sei anche tu un papà ed un compagno imprenditore, il vero insegnamento, da ora in avanti, sarà quello che la vita impartirà a te più che quella che tu impartirai a tuo figlio.

Ricorda: le cose cambiano, eccome se cambiano! Ma se vuoi cambiare anche tu (ed in effetti dovresti), prendi esempio da tuo figlio con il fermo supporto del tuo partner.

Sii curioso come lui. Cresci insieme a lui. E vedrai che anche il tuo business ne beneficerà!


Leo Cascio

Leo Cascio

Sono brand builder, creator, consulente, formatore e divulgatore di web marketing. Autore del libro "Personal Branding sui Social" (link Amazon).
Che ne pensi del mio articolo? La tua comunicazione aziendale o personale ha bisogno di una mano? CONTATTAMI ORA! :)