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Nella tarda serata di martedì, scrollando sul mio smartphone per l’ultima volta l’app di Facebook, vengo preso da una condivisione dalla pagina dello psicologo Luca Mazzucchelli (a proposito, se no lo conosci già, te lo presento: è un concentrato di dialettica, semplicità e cultura; tempo fa mi ha anche ispirato questo articolo). Il suo post riporta la nascita di un nuovo “gioco online” di nome “Happy Dolphin”, che si presenta come “l’anti Blue Whale”. È un autentico colpo di fulmine a cui non posso non aderire! Non è un vero proprio videogioco… ma molto di più. Curioso di sapere il perché? Continua a leggere…

Prima di tutto, cos’è la Blue Whale?

Appunto, faccio un passo indietro: se non lo sai ancora, sappi che è una sorta di gioco fatto da regole che vanno seguite alla lettera, giorno per giorno. Dopo essersi iscritti, si riceve una mail. Quali sono le regole? Ecco, e sta qui l’assurdità e pericolosità di questo gioco, si tratta di fare cose orrende. Ad esempio tra le prime, occorre tagliuzzarsi un braccio con una lametta. Ogni giorno occorre eseguire un compito diverso, ogni volta sempre più macabro. Ad esempio tra i meno cruenti c’è il guardare nel cuore della notte film horror, tra i più pericolosi quello di auto infliggersi ferite sempre più dolorose. E sapete qual è l’ultima regola da seguire, l’ultimo giorno della challenge? Suicidarsi. Tutto ciò sembra assurdo ma nel mondo la Blue Whale esiste davvero, e la cosa ancora più assurda è che ad oggi tra chi ha ricevuto questi “ordini” più di cento persone (specialmente in Russia) hanno portato a compimento il gioco, suicidandosi veramente, nella maggior parte lanciandosi da un palazzo. La Blue Whale, che prende il nome dalle balene azzurre che in natura si suicidano spiaggiandosi spontaneamente, è insomma il gioco della morte. E le vittime sono soprattutto ragazzi ed adolescenti. Questo gioco, ideato e “dominato” da gente davvero senza anima, non fa quindi che approfittare, insomma, del disagio dei giovani durante il delicato periodo adolescenziale. Ne hanno parlato anche Le Iene in un servizio, dandone un risalto che in effetti prima non c’era ancora in Italia: se hai il coraggio di vederlo fai pure.

Anti Blue Whale

Per fortuna che c’è l’Happy Dolphin

Il servizio delle Iene ha già fatto tanto: ha infatti (oltre ad aver dimostrato che la Blue Whale non è una bufala) dato modo a molti, soprattutto ai genitori di potenziali vittime, di assicurarsi che i loro figli non seguissero questa sorta di moda macabra, che in Italia, tra l’altro, ha fatto già una vittima: un povero ragazzino livornese. Insomma parlarne fa bene, e continuerà a farne. Ma se voglio parlarti dell’Happy Dolphin, il gioco del delfino felice, c’è un motivo più profondo. In questo percorso infatti, a cui mi sono iscritto senza esitare, lasciando il mio nome, cognome e la mia mail su questa pagina, proprio come nella versione macabra si riceve una mail al giorno. Ma questa volta non si chiede di scarnificarsi o di farsi sempre più male, ma si chiede di fare dei gesti positivi e di apertura. Ad oggi sono giunto al terzo giorno, e posso confermarti che le prime tre e-mail ricevute sono state un crescendo di gesti positivi e mirati alla fortificazione dell’identità di chi le riceve. E’ un gioco partito con un semplice ashtag sul mio braccio (come da foto), ma mirato ad incoraggiare e spronare ad aprirsi positivamente e a superare le paure. È un modo per crescere. Non aggiungo altro, ne tanto meno ne rileverò il contenuto, ma ci tengo a confermarti che si tratta di un viaggio dentro se stessi ed una sfida che, a mio parere, un po’ tutti dovremmo affrontare, grandi e piccoli. Come sai bene sono molto interessato alla psicologia e al tema della crescita personale (che considero, per la professione che faccio, alla base anche della vita di ogni imprenditore di successo), per cui non potevo non partecipare! Ma è importante che questo gioco venga segnalato soprattutto ai giovanissimi, perché possa aiutarli non solo a difendersi dalla pericolosissima Blue Whale, ma a rinforzare la propria identità e la propria coscienza. Sono pienamente convinto che il gioco dell’Happy Dolphin sia più che positivo, che non si tratti di un modo per “cavalcare” l’onda (anzi lo tzunami) generata dal Blue Whale, ma che possa concretamente risultare un modo, anche divertente, per raccontarsi e per scoprirsi. Insomma, per me, questo gioco dovrebbe esistere a prescindere dalla Blue Whale.

La mia valutazione

Comunicazione
Marketing
Tempestività
Il progetto Happy Dolphin è nato dall'iniziativa delle psicologhe Ilaria Riviera e Roberta De Angelis. È da segnalare l'idea e la tempestività con cui hanno risposto alla diffusione di una vera e propria "piaga" inventandosi un gioco dalla modalità identica ma, di contro, in chiave positiva. La strategia di marketing e comunicazione, per come è stata strutturata, fa sapiente uso dei social, mailchimp e ashtags con lo scopo di favorire la diffusione. Forse avrei maggiormente "viralizzato" la possibilità suggerire agli amici di giocare a sua volta, ma probabilmente dato lo scopo sociale, si è voluto evitare di calcare la mano su questo aspetto.

Conclusioni

Se anche tu hai a cuore il tuo benessere personale e quello dei tuoi cari, specialmente dei tuoi figli adolescenti, suggerisci loro di giocare a Happy Dolphin. Ricorda che imparare attraverso il gioco è, oltretutto, un infallibile metodo di apprendimento (parola del mio amico John Peter Sloan che, proprio sul concetto di divertimento, ha costruito un fantastico metodo di insegnamento della lingua inglese di cui parlo in questo mio post). Il gioco dell’Happy Dolphin consente appunto di imparare meglio e più in fretta rispetto ad una sessione di psicoterapia. Magari prova a giocare insieme ai tuoi amici o parenti, e li aiuterai a raggiungere una maggiore autostima e felicità. Io ci provo e ci credo, per curiosità personale, ma anche perché sono certo che nella vita c’è sempre da imparare qualcosa e da chiunque. E poi i giochi di psicologia non sono mica “cose da pazzi”. O no?

Per iscriverti ed iniziare gratuitamente il gioco anche tu clicca qui

(Foto: Pexels)

Leo Cascio

Leo Cascio

Sono brand builder, creator, consulente, formatore e divulgatore di web marketing. Autore del libro "Personal Branding sui Social" (link Amazon).
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