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Esiste già da alcuni anni, ma si sta affermando proprio adesso. Alcuni lo definiscono l’evoluzione del blog: parlo del “podcast”, un mezzo di comunicazione dal potenziale incredibile. Ma cos’è il podcast? Se non lo conosci ancora, sappi che non è che una sorta di “radio senza radio”, cioè una serie di trasmissioni in formato audio mp3 ascoltabili in streaming o scaricabili per un ascolto anche successivo. È possibile ascoltare i podcast sul pc oppure dai lettori audio portatili e dagli smartphone usando ad esempio le cuffiette, o in bluetooth sfruttando l’impianto stereo dell’auto. La piattaforma di ascolto più diffusa è Apple Itunes, installata di default su più di un miliardo di dispositivi. I podcast vengono normalmente distribuiti gratuitamente e possono essere ascoltati in modo pratico mentre si sta facendo altro, mantenendo vista e mani libere: è questa la loro vera forza! Ed in aggiunta non è affatto prerogativa del solo mondo Apple, perché sui dispositivi è possibile usufruirne anche su altre piattaforme, ad esempio utilizzando l’app Podcast Republic per Android o su ulteriori piattaforme di creazione e distribuzione come Audible e Spreaker.

I podcast trattano una moltitudine di argomenti: esistono podcast di intrattenimento che non sono che la registrazione di programmi radiofonici, o podcast veri e propri creati “ad hoc” per aggiornarsi sugli argomenti più disparati come la cucina, l’arte, la letteratura, l’economia, le lingue, la musica, lo sport, e via dicendo.

Il mondo del podcast è insomma un enorme contenitore di contenuti e di emozioni, anche per questo è in pieno sviluppo, con numerosi nuovi canali in continua apertura. Un successo che è destinato, tra l’altro, a continuare, visto che i podcast, nonostante il boom di questi anni, rimangono fortemente meno diffusi dei blog, per ovvie ragioni di produzione, ma che proprio per questo riescono ad offrire ai podcaster un’ottima visibilità, molto superiore rispetto a quella che avrebbero con i rispettivi blog.

Ed è proprio questo il motivo principale che mi ha spinto, dopo aver lanciato questo blog, ad aprire anche un podcast: mi sono reso conto che leggere i miei post, che normalmente non sono neanche brevissimi, richiede impegno e tempo che spesso molti miei follower non hanno. E allora perché non fare una selezione dei contenuti più adatti ad essere “letti” e non proporli in formato audio? Nel momento in cui scrivo sto lavorando alla “conversione” dei miei articoli per il podcast, finora sono solo tre, ma aumenteranno. Appunto tre è il numero di mp3 consigliati, come numero minimo, a chi avvia un nuovo podcast. Questo perché consente agli ascoltatori di farsi una prima buona idea di cosa tratta il podcast, e quindi di iscriversi in modo da ottenere, da quel momento in poi, una notifica ogni volta che esce una nuova puntata (o episodio) della “serie”.

Ma come nasce un podcast? E come aprirne uno?

Tutto parte, intanto, dai contenuti. Se si ha qualcosa da dire e competenze ed esperienze da condividere, insomma, l’idea di un podcast può stare in piedi, esattamente come quella di un blog. La natura del podcast è infatti simile a quella del blog, con la differenza che ciò che viene scritto viene diffuso via post, quindi con un mezzo da fruire secondo regole ed abitudini diverse, mentre ciò che viene detto viene diffuso via mp3, quindi tramite tracce audio fruibili in altre situazioni. Dal punto di vista tecnico, un podcast inizia quindi, normalmente, con la stesura di un piano editoriale e con la registrazione, pianificata, delle tracce. È un procedimento che è possibile fare anche “in casa” utilizzando un buon microfono (possibilmente del tipo usb e a condensazione, per garantire una buona qualità). La registrazione può essere editata con software gratuiti come l’ottimo Audacity. Certo, il massimo sarebbe anche quello di creare e montare un breve ed efficace “stacchetto” musicale in apertura, ed eventualmente anche in chiusura, di ciascuna puntata: una cosa che contribuirebbe a fare “branding”, insieme alla copertina del podcast che va sicuramente ben curata dal punto di vista grafico.

Una volta create le prime tracce nel formato mp3, queste vanno pubblicate in modo da renderle fruibili agli ascoltatori. Il miglior modo per aprire un canale podcast è quello di usare un tool a pagamento come Spreaker che consente di conservare in hosting la copia digitale dei file disponendo di un unico pannello in cui distribuire il podcast. In alternativa i più tecnici possono distribuire da soli i contenuti audio pubblicandoli sul proprio hosting di fiducia (magari lo stesso su cui è pubblicato il proprio sito), creare un podcast feed e segnalando quest’ultimo alle varie piattaforme di podcasting, senza tralasciare la più importante: Apple Itunes.

Itunes, in particolare, è fondamentale. Per i primi 2 mesi infatti è possibile godere, gratuitamente, di una certa visibilità, specialmente se si ha la fortuna (non del tutto rara) di vedere il proprio podcast elencato tra i “nuovi e degni di nota”. Proprio per questo è necessario partire col piede giusto, per sfruttare nel migliore dei modi l’indubbia popolarità che una piattaforma da più di un miliardo di utenti può offrire. Nel frattempo però il podcast andrebbe promosso tramite i social ed il sito web. In realtà sarebbe il caso di avviare un podcast avendo già una community, cosa che aiuterebbe non poco a “farsi ben volere” da Apple e a quindi a consolidarne la posizione.

Ricapitolando, quanto costa un podcast?

Se si lancia da soli affidandoci a Spreaker, poco: appena il costo di un canone mensile, ma con il vantaggio di promuoversi meglio. Ma anche senza Spreaker la distribuzione è più che possibile. Tuttavia il vero costo di realizzazione di un buon podcast non dipende molto da questioni solo tecniche: un buon microfono si trova infatti con poche decine di euro (ti consiglio questo), ed un buon hosting non ha ormai di certo costi proibitivi. Il vero costo è semmai rappresentato dal lavoro di preparazione ed i contenuti. Intanto bisogna pur mettersi davanti al microfono e parlarci dentro, cosa non affatto facile e scontata, ma il vero lavoro è quello di pianificare una strategia che includa anche il podcast, oltre al blog. Si tratta di un investimento di certo non di poco conto, ma che è sempre possibile fare considerando l’attuale grandissima visibilità che questo mezzo di comunicazione ha rispetto ad altri canali che definirei ormai “saturi”. Basti pensare che mediamente la nicchia di ascoltatori di un podcast, a parità di investimento e di lavoro applicato, è dieci volte maggiore rispetto a quelli di un blog!

E dopo aver lanciato già due podcast… non c’è due senza tre?

Come detto prima, questo blog ha una versione audio con un selezione di articoli letti dal sottoscritto, il nome è “Il Podcast di Leonardo Cascio”. Ma giorni prima avevo lanciato il primo dei miei 2 podcast, col nome “OraLegale Podcast”. Si tratta in questo caso di una serie di video-chiamate effettuate tramite Google Hangouts con l’amico avvocato Francesco Raccagna con cui discuto in presa diretta di giurisprudenza, diritto informatico, nuovi media e tecnologie ed argomenti simili.

Mi auguro che il prossimo podcast da me prodotto sia il tuo: perché non approfittare del momento favorevole per lanciarne uno? È vero che se sei “uno smanettone” puoi farlo da solo.. con un po’ di volontà non ti sarà difficile. Ma se vuoi fare le cose per bene, ricordati, che ti servirà un buon piano marketing. Questo perché comunicare bene con il podcast, così come con qualsiasi altro mezzo, richiede professionalità e non di certo approssimazione. In ogni caso buon ascolto e buon podcasting!

(Foto: Pixabay)

Leo Cascio

Leo Cascio

Sono brand builder, creator, consulente, formatore e divulgatore di web marketing. Autore del libro "Personal Branding sui Social" (link Amazon).
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